

Corse e gare
Dall’utilità al rituale: molte le pratiche ludiche che mantengono in vita strumenti di lavoro delle epoche precedenti, come in un grande gioco della notra memoria evolutiva. Alcuni giochi illustrano perfettamente questo principo: lo scalillo, tecnica molto antica ancora oggi in uso per raccogliere l’uva in vigne coltivate in alberata, a rischio di estinzione, diventa gara per essere insegnata e tramandata. I trampoli, un tempo fondamentali per spostarsi nelle zone umide, diventano gioco e continuano a vivere nei territori di appartenenza. Le anfore per lungo tempo utilizzate per andare a cercare l’acqua alla fontana, continuano la loro storia come pratica ludica ed atletica.
Il gioco si fa corsa, la corsa si fa sfida, e ogni sfida diventa celebrazione di gesti tramandati, abilità condivise e legami collettivi.
Nei borghi e nelle piazze d’Italia, la competizione si intreccia con la storia e il patrimonio culturale, trasformando strumenti di lavoro e pratiche quotidiane in prove dal forte valore simbolico.
Dal peso di una rotoballa che mette alla prova forza e resistenza richiamando le antiche macine dei mulini natanti sul fiume Pò, all’eleganza di una corsa con un’anfora sul capo, fino all’agilità necessaria per avanzare su trampoli o trasportare sulle spalle uno strumento da vignaioli: ogni competizione racconta specifiche e importanti tradizioni. Ogni passo custodisce la memoria di un mestiere, ogni traguardo è un tributo alla continuità delle culture.
Correre, gareggiare sono pratiche e rituali collettivi che rinnovano la memoria della comunità che in queste pratiche si riconosce. Tra rivalità amichevoli e il tifo di chi assiste, le gare trasformano – in tempo di festa – le strade in scenari dove il tempo si ferma per celebrare la capacità, il sapere e la determinazione di chi partecipa.
Cenni Storici
La corsa ha sempre rappresentato una necessità per l’uomo fin dalle origini, sia per spostarsi, sia per cacciare, sia per scappare da imminenti pericoli.
Tale pratica ha sempre avuto però anche una valenza ludica, utile sia come strumento didattico per i bambini e ragazzi, sia come allenamento per le milizie.
Già Seneca riporta che tra le sue abitudini vi era quella di correre ogni giorno in compagnia del suo schiavo Fario, il quale spesso lasciava vincere il padrone per non dover incorrere nelle sue ire.
Ritroviamo svariati tipi di corsa anche nelle popolazioni indigene, ad esempio il gruppo etnico Payacù, in Amazzonia, usa organizzare svariate volte all’anno delle competizioni che consistono nel trasportare di corsa dei ciocchi di legno da un luogo all’altro della foresta. Per gli uomini della tribù queste sono sicure occasioni per dimostrare la propria forza fisica.