

Birilli
I giochi tradizionali di birilli, diffusi in molteplici varianti in tutta l’Europa sia urbana che rurale, combinano abilità, precisione e una dose di fortuna. Ogni gioco, che siano per l’Italia le Bijè di Farigliano, in Piemonte o i Bbrigghja di Castell’Umberto, in Sicilia, ha come obiettivo quello di abbattere birilli o centrare bersagli, utilizzando strumenti semplici come bocce o birilli stessi. La socialità che si esprime nel gioco è un patrimonio forte, un potente collante per le comunità praticanti.
I giochi di birilli sono espressioni culturali complesse: trasmettono storie di comunità, riti e valori condivisi. In alcune varianti, come il gioco delle Bijè, si esprimono significati storici e simbolici, legati a fertilità, identità di genere e capacità delle donne a risolvere i conflitti. Altri, come i Bbrigghja, uniscono abilità e casualità. Si gioca con il caso: ogni lancio porta con sè esiti imprevedibili.
Le piazze, i cortili, i circoli diventano spazi di socialità, piacere di stare insieme, elaborazione di valori. Tradizionalmente associati alle osterie, dalle quali sono scomparsi negli anni della modernizzazione degli stili di vita, questi giochi continuano a vivere in nuovi spazi e modalità, come un patrimonio dinamico, capace di rinnovarsi e essere tramandato alle nuove generazioni. In alcuni contesti il gioco si esercita esclusivamente a livello locale, mentre in altri è organizzato in federazioni che vede i gruppi di giocatori circolare in ampie geografie di incontri e tornei.
Cenni Storici
I primi reperti archeologici conosciuti, relativi alla famiglia dei birilli, risalgono al 3.200 a.C.: nove pezzi di pietra, da collocare come birilli, verso i quali si faceva rotolare una sfera di pietra che doveva passare prima attraverso un arco composto da tre pezzi di marmo.
Il loro ritrovamento è avvenuto nella tomba di un bambino egiziano a Nagada e sono ancora oggi conservate presso l’Ashmolean Museum of Art and Archaeology dell’Università di Oxford, Inghilterra.
Questo gioco era diffuso anche nella Roma antica: la testimonianza deriva da un sarcofago romano conservato nei Musei Vaticani (Giochi e giocattoli nell’antichità, Marco Fittà).
Anche per l’epoca Medievale la documentazione che testimonia la diffusione di questo gioco è cospicua, ma è soprattutto dal XV secolo che si hanno maggiori prove riguardo alla sua pratica.
Curioso è stato scoprire come in Polinesia si sia praticato un gioco chiamato “Ula Maika”, comprendente l’utilizzo di birilli e sfere di pietra. Le sfere erano lanciate da una distanza di sessanta piedi (18 metri), una distanza che è, forse non casualmente, la lunghezza regolamentare della pista del Bowling moderno a dieci birilli.